La crisi epidemiologica ha messo la scuola davanti ad una situazione inedita, l’ha costretta ad abbandonare, seppur temporaneamente, la sua essenza più vera: la socialità, la condivisione, la vicinanza quotidiana degli alunni e degli studenti. Ha reso gli insegnanti “insegnanti a distanza”, una sfida tutta nuova che si sta affrontando con enorme forza. Ma nonostante questo grande impegno per colmare la distanza imposta, la scuola vera, viva, la scuola dove incontrarsi e apprendere, manca a tutti.
La didattica a distanza mostra qui il suo limite: non può sostituire l’autentico rapporto educativo, quello fatto innanzitutto di presenza. Ed è una modalità che, come andiamo ripetendo dall’inizio di questa situazione emergenziale, accentua le differenze e penalizza i soggetti più deboli. È da intendersi dunque, essa stessa come emergenziale, perché mai potrà sostituire la relazione educativa che si stabilisce in classe. Ma proprio a partire dalla confermata insostituibilità della scuola in presenza si può prendere spunto per rimettere al centro l’insegnamento, le sue modalità e i bisogni di apprendimento delle nuove generazioni.
Per questi motivi, è stato presentato il 17 aprile 2020 in videoconferenza (video) il “Manifesto per una didattica inclusiva”. Al lancio hanno partecipato i pedagogisti Massimo Baldacci dell’Università degli Studi di Urbino, Pietro Lucisano dell’Università di Roma “La Sapienza”, Elisabetta Nigris dell’Università di Milano Bicocca, Maria Angela Volpicella dell’Università degli Studi di Bari, Beppe Bagni, Presidente CIDI e Dario Missaglia, Presidente di Proteo Fare Sapere, che sono anche tra i primi firmatari del Manifesto.
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Fonte: FLC CGIL